lunedì 9 aprile 2012

-A. Questioni che riguardano il funzionamento e la necessità di riforma dello Statuto.

L’assemblea generale del 16.01.2011, convocata per le elezioni dei membri della nuova consulta della Comunità Greca di Trieste, si è conclusa impedendo ai membri della Comunità – con interventi di membri della Consulta uscenti – di esprimere opinione votando sulla gestione del biennio trascorso. Si violava così non solo l’essenza stessa della Comunità, ma anche la Costituzione Italiana ( art.3), sulla parità dei diritti: non si può eleggere un nuovo consiglio senza un rendiconto del consiglio in scadenza, e senza votazioni che esprimano l’opinione e la partecipazione dei membri della Comunità.
La violazione dello Statuto della Comunità (art.28 pag. 38 ed art.24 pag. 62) è proseguita con la non convocazione dell’assemblea del primo semestre (da parte sia del Presidente, sia della Consulta che nella sostanza coincidono)
   Partendo da  questi due fatti vogliamo esprimere una serie di riflessioni, che speriamo possano aiutare nel dibattito sull’ulteriore evoluzione della Comunità stessa, dopo la storica decisione del Dicembre 2009 di abolire le classi ed equiparare i diritti delle donne a quelli degli uomini.

Considerando sempre il contesto in cui si muove la Comunità, come ente soggetto agli ordinamenti della Costituzione Italiana e alla “Carta dei Diritti Fondamentali” dei cittadini Europei entrata in vigore il 01 Dicembre 2009 con il “Trattato di Lisbona”, secondo noi si dovrà proseguire nella modernizzazione del suo funzionamento rendendolo più chiaro ed esplicito.  È stata di comune accettazione, durante l’assemblea, la considerazione che uno dei problemi che deve essere affrontato nell’immediato futuro è l’allineamento dello Statuto della Comunità con  la realtà di oggi.
Come è stato ribadito diverse volte, è impossibile cercare di interpretare i termini riportati nello Statuto (che, redatto nel 1782, rimarrà sempre un documento storico e la base del funzionamento di questa Comunità), con i concetti giuridico-legali che attualmente sono in vigore. Non  deve sfuggire all’attenzione che la moderna giurisprudenza si è formata negli ultimi 200 anni, partendo dalla Rivoluzione Francese.  Pensiamo che è evidente a tutti che il contesto storico–sociale dell’epoca anteriore alla Rivoluzione Francese era molto diverso rispetto a quello di oggi.
Le esigenze, gli obiettivi e le preoccupazioni dei fondatori della Comunità, in quel momento storico, hanno determinato il modo in cui sono stati introdotti alcuni articoli, che oggi o è impossibile interpretare in modo chiaro o addirittura è impossibile applicare, oppure hanno un significato abbastanza diverso, secondo che si considera la versione in lingua Italiana od in lingua Greca.
Crediamo che su questi punti tutto il corpo dell’assemblea era assolutamente d’accordo. Articoli come quello del capitolo III, art. 33 (soprattutto in un anno in cui la Comunità si prepara, con una cerimonia con la partecipazione delle autorità locali, all’installazione - di fronte alla chiesa - del busto del  grande illuminista e rivoluzionario  Rigas Fereos, protomartire della indipendenza Greca) o come quello (cap. I, art.7) che esclude la partecipazione alle faccende della Comunità dei Greci che abitano nella regione Friuli Venezia Giulia ma non hanno residenza a Trieste, sono esempi illustri di ciò che abbiamo sopra citato.

D’altra parte la mancata piena  chiarezza sul modo con cui si convoca il Corpo della Nazione e sulle funzioni ed i diritti dell’assemblea generale, delimita in maniera determinante la possibilità d’intervento e di giudizio dei  membri della “Nazione”.  Andando contro quello che in modo chiaro viene riferito  all’art. 26 (pag. 38)  e all’art. 24 (pag. 62) nel testo in lingua greca ( dove si legano  le parole - συνέλευσις, εμπιστοσύνη, σκέψις, στοχασμός - in modo tale da significare una moderna assemblea generale e votazioni). Da questi due articoli deriva che la Assemblea Generale (Corpo della Nazione ) è  l’ultima istanza che risolve i problemi e i conflitti.
Nell’art. 14 del capitolo V - e solo in questo -, si fa riferimento al General Capitolo Nazionale. Chi è in grado di assumersi la responsabilità di spiegare la differenza tra Capitolo e General Capitolo Nazionale? I modi diversi con cui possano essere interpretati i concetti nello Statuto ci guideranno in un labirinto che ostacolerà ogni tentativo di apertura e di modernizzazione. 

Partendo da questo presupposto, vogliamo presentare la seguente proposta che siamo convinti potrà aiutarci ad un ulteriore passo in avanti, dopo quello del 2010.

La Consulta ha deciso di procedere alla formazione di una Commissione, composta da membri del Consiglio. La nostra opinione è:
-a. che questa Commissione deve essere integrata  anche da membri esterni che abbiano l’esperienza atta a valutare tutti i parametri giuridico-legali e storico-sociali, assegnandole il compito di studiare (con l’assistenza di avvocati) gli interventi che renderebbero lo Statuto compatibile con l’attuale regime giuridico–legale, che determina le regole di funzionamento di una Comunità etnico–religiosa come la Comunità Greca di Trieste.
-b. devono essere assunti due avvocati, un costituzionalista e un civilista con grande esperienza politico-sociale, che in collaborazione con la Commissione procederanno alla scrittura dei nuovi articoli dello Statuto.
-c. la procedura deve durare almeno un anno con due assemblee intermedie. che aiuteranno democraticamente all’avanzamento dell’elaborazione e la risoluzione degli eventuali nodi e difficoltà.
  Al termine di questa procedura, il Consiglio dovrà presentare tali proposte al Corpo della Nazione che in un assemblea generale dovrà esprimersi in merito.
 Pensiamo che un periodo fino al Dicembre del 2012 sia sufficiente per arrivare a una conclusione ed aprire una nuova pagina nell’esistenza della nostra storica Comunità.

-B. Miscellanea di diverse altre osservazioni.                                           
-1. Gestione corrente degli affari politici ed economici della Comunità.
-1.1. Quello che si può dire con una qualche certezza è che non c’è trasparenza nella gestione degli affari economici della Comunità. Non c’è trasparenza nella assegnazione, p.es., degli appartamenti, degli spazi commerciali etc.
La mancanza di trasparenza porta a situazioni economicamente dannose per la Comunità, specialmente a livello di spazi commerciali a gestione, che lambiscono la violazione delle leggi, mentre dall’altra parte crea situazioni di contrapposizione tra i membri della Comunità, dato che si formano opinioni e giudizi che parlano di formazione di “gruppi” di interessi meramente economici.
Per il superamento di questo groviglio, che ha profonde radici nel passato, proponiamo:
-a. la definizione di criteri economici, sociali e culturali per l’assegnazione degli appartamenti, nei casi in cui non ci si trovi davanti alla semplice scelta dell’affittare in base ai parametri di mercato.
-b. la definizione di criteri economici e di competenza per la scelta dei gestori dei spazi commerciali.
-c. la definizione di criteri di competenza, sociali e culturali, per l’assegnazione di posti di lavoro.
-d. la creazione di una «commissione di saggi» per occuparsi delle vecchie vertenze, ed arrivare ad una proposta per la loro chiusura. Esistono casi  caratterizzati da errori e mancanze reali dei direttivi passati: di conseguenza esistono responsabilità oggettive, riguardo alle quali la soluzione non è la via giudiziaria, che è uno sperpero di risorse economiche, né la copertura al modo degli struzzi, degli errori di valutazioni. La via retta è l’uscita dal passato in modo saggio.
-e. la creazione di una Commissione formata da membri del consiglio ed un membro della Comunità, che presenterà, nella prossima Assemblea, una relazione sulla situazione economica ed i grandi affari economici della Comunità.

-1.2. Un’altra grande questione - che appartiene alla categoria degli affari politici - è la ritrosia con la quale la dirigenza della Comunità affronta la questione dell’adesione della Comunità alla «Federazione delle Comunità Elleniche d’Italia».
Non ci deve sfuggire che i Padri Fondatori di questa Comunità hanno cercato di costruire  un elemento di piccola  Patria  –  con caratteristiche politiche e sociali,  e senz’ altro non di un club – quando la patria Ellenica  non esisteva ancora,   che per quell’epoca era un soggetto molto progressista. E se – come in un racconto di fantascienza – quei Padri vivessero oggi, molto differente l’avrebbero fatta. Probabilmente tale da essere capace di vivere e svilupparsi non solo all’interno dell’Italia nazionale, ma nel quadro dell’ U.E.  - che si integra sia politicamente che economicamente sempre di più - in modo tale che la Comunità diventi, assieme con le altre Comunità Elleniche – agente e ponte di questa integrazione.
La Comunità di Trieste non arriverà mai più allo splendore del Sette e Ottocento, dato che l’ellenismo d’Italia è ormai concentrato sull’asse appenninico (e Trieste non è il porto industriale, commerciale e militare di un impero). Può però, in base alla sua storia e  alla sua disponibilità di mezzi,  diventare la leva della «Federazione delle Comunità Elleniche d’Italia». Non ci deve sfuggire che è già in cantiere, a livello della U.E, la Macroregione Adriatico-Ionica.
Agendo in questa direzione, diventerà più importante sia il ruolo ed il peso di Trieste a livello Italiano, Greco ed Europeo, sia il ruolo ed il peso della Comunità di Trieste, sia delle Istituzioni dello Stato Ellenico presenti a Trieste.


-1.3. Il contributo del Popolo Greco - durante la II Guerra Mondiale- per il ritorno della democrazia in Europa, e di conseguenza anche in Italia, è, secondo la tabella  che segue, di  806.922 morti.  Supera cioè il 10% della popolazione di allora. Nonostante questo, l’esposizione della bandiera nell’edificio della Comunità il 28 Ottobre è stato considerato come un’offesa contro la Repubblica Italiana, la quale, guarda caso, deriva la sua costituzione dalla sconfitta del nazifascismo  e festeggia la resistenza il 25 Aprile.
Non sono casuali due fatti: Primo, qualche anno fa – dopo il 2008 – la bandiera è stata esposta e subito dopo è stata ammainata per ordine di un «responsabile».
Secondo, non si fa un ricevimento e una  δοξολογία (Te Deum) per onorare anche i morti.

La nostra proposta è che il prossimo anno si faccia il «Te Deum» e anche un ricevimento con una piccola discussione sulle sofferenze dei due popoli e sul loro contributo, partendo anche da questo fatto storico per l’integrazione politica dell’ U.E.

NUMERO COMPLESSIVO DEI MORTI IN GRECIA DURANTE LA II GUERRA MONDIALE
ΠΙΝΑΚΑΣ ΤΩΝ ΣΥΝΟΛΙΚΩΝ ΝΕΚΡΩΝ ΣΤΗΝ ΕΛΛΑΔΑ
                                              ΚΑΤΑ ΤΟΝ Β΄ ΠΑΓΚΟΣΜΙΟ ΠΟΛΕΜΟ

-1.4. Si chiede l’abolizione degli articoli (il CAP. I, art. 1, 2, 3, 4, CAP.III, art. 33  dello Statuto della Comunità, che valgono ancora)  che rendevano obbligatoria la “consegna” di Rigas Fereos alle autorità Austriache. Se si mantengono questi articoli mentre si porta avanti l’iniziativa di installare il busto di Rigas nell’area antistante  l’edificio della Comunità, sarà come se lo si consegnasse, per la seconda volta ai suoi nemici per essere strangolato. E allora ognuno di noi avrebbe il giusto dovere di gridare, con forza «αιδώς Αργείοι».
-1.5. Si coltiva in modo cosciente, da parte di certi settori della dirigenza della Comunità, facendo leva su certi articoli dello Statuto che sono contrari alla moderna civiltà giuridica, il Principio di Infallibilità del Consiglio: come se avesse la autorità teologica del Papa. Si coltiva questo comportamento per impedire i tentativi di critica delle azioni del Consiglio. Questo comportamento  ha coperto errori della dirigenza che hanno avuto un costo finanziario. Se si continua in questo comportamento sarà denunciato pubblicamente.
  -1.6. Funzionale al precedente comportamento è il «difetto», degli stessi dirigenti,  di affermare che quelli che fanno una certa critica al Consiglio «fanno politica». Pare che queste persone dimentichino (o forse non sanno) che la Politica – assieme con la Democrazia - è nata sotto l’ombra «της Ακροπόλεως».  Εd indica i processi e le iniziative per la risoluzione dei problemi «της Πόλεως». Dimenticano, o forse non sanno, che uno dei più grandi contributi, «του Ελληνικού Πολιτισμού», nello sviluppo umano è la Democrazia e la Politica.  Ed è caratteristico che   dimenticano che  essi stessi fanno politica, ed anzi  «politica di piccolo cabotaggio», e senza difficoltà possiamo enumerare un grande numero di questo tipo di politica, che arrivano fino alla violazione  della Costituzione Italiana. 
Noi continueremo nella nostra scelta di mettere sotto i proiettori della critica politica e sociale, con tutti i mezzi che ci offrono le diverse strutture, di  una società democratica e di uno stato democratico, che per noi - e per il momento - non è e non vogliamo che sia la via giudiziaria. Dall’altra parte, lo Statuto, nonostante la sua particolarità, non è sopra la legge e la Costituzione.

Trieste 08/11/2011                                          Maria Kasssotaki
                                                                      Efstathios Loukas
                                                                      Atanassio Papathanassiou

sabato 2 luglio 2011

La Comunità greca a Trieste e la mancanza di procedimenti democratici nel suo funzionamento

Cari amici l'apertura di questo blog è stata pensata da un gruppo di persone, di origine greca, che abitando per lungo tempo in questa bellissima città hanno sentito il bisogno di intervenire pubblicamente per segnalare una situazione, al dir poco, problematica per quanto riguarda il funzionamento ed il modo con cui si governa la storica Comunità greca di Trieste.
Prima di procedere con la lettura di questo primo intervento vi invito a leggere nelle altre pagine del blog i cenni storici riguardo la presenza dei greci a Trieste. E' molto importante capire l'evoluzione di questa Comunità nel tempo come anche le circostanze storiche sotto le quali tale evoluzione è avvenuta.
Cercherò di arrivare subito al cuore del problema: la completa mancanza di procedimenti democratici. L'organo che decide su tutto, che assume la responsabilità per l'esecuzione di qualsiasi delibera è il consiglio direttivo che viene eletto dai membri della Comunità ogni tre anni. Fin qui tutto a posto anche se possano essere sollevati parecchi dubbi sul modo con cui viene accettata o meno la candidatura di un membro alle elezioni per il consiglio direttivo, riferito come capitolo nello statuto approvato da Giuseppe II nel 1786.
Il problema più evidente è che il consiglio direttivo non riconosce ai membri il diritto e la possibilità di intervenire, approvando o contestando una delibera, tramite la convocazione di un'assemblea generale. Cioè in parole povere, non esiste alcuna possibilità di esprimersi in merito anche a delle questioni importanti. Durante l'anno, secondo lo Statuto, devono essere convocate almeno due assemblee, durante le quali però i partecipanti possono solo ascoltare, a titolo informativo, gli interventi dei relatori membri del consiglio direttivo. Non è previsto il diritto di votazione neanche alla fine del mandato del consiglio per approvare o meno il suo operato. Non esiste nessuna possibilità per i membri, con la raccolta di un determinato numero di firme, di convocare un assemblea generale per discutere su argomenti di elevata importanza.
La risposta a tutte queste domande è che niente di tutto questo è previsto nello Statuto. A questo punto dovremo fare delle riflessioni in merito. Per primo dobbiamo considerare il fatto che tale Statuto, approvato nel 1786, è stato redatto con i termini legali di quell'epoca, di conseguenza qualsiasi termine di allora oggi è soggetto ad una nuova interpretazione secondo le norme contemporanee della legislatura nazionale ed Europea ormai.
Chi può garantire che termini come, per esempio, "Capitolo" e "Generale capitolo nazionale" sono identici? D'altra parte è normale che in uno statuto del 1786 non siano presenti termini, come quello dell'assemblea generale, con il loro attuale significato. Questo non vuol dire che nello Statuto non siano presenti articoli che prevedono soluzioni ai problemi gravi che la Comunità potesse affrontare. Quello che manca è la volontà o la "difficoltà" di interpretare tali articoli. Ovviamente questa non è un'opera ne facile ne immediata ma dopo tanti secoli penso che sia arrivato il momento ad affrontare il problema.
Diversamente, succederà che arriveremo sempre a delle situazioni assurde, come quella delle donne che non potevano essere elette fino a due anni fa, o come quella che ho appena descritto con la completa mancanza di un procedimento democratico che possa salvaguardare il diritto del giudizio e dell'espressione ogni qualvolta questo fosse necessario.
Dopo ripetuti interventi da parte di diversi membri,  il Consiglio della Comunità ha deliberato per la formazione di una commissione che avrebbe esaminato un possibile adeguamento dello Statuto con le norme odierne in vigore per il funzionamento di un associazione o di una Comunità. Il fatto che la Comunità greca è una Comunità sotto un regime speciale, rivolto esclusivamente alle Comunità storiche, non può essere considerato un ostacolo verso la sua modernizzazione. Comunità storica non vuol dire mancanza di democrazia. D'altra parte con la modifica dello statuto due anni fa per l'accettazione  delle donne come membri a pieno titolo, con tutti i diritti che il diritto internazionale prevede, è stato dimostrato che quando esiste la volontà reale le riforme possono procedere.
Il fatto che la commissione che è stata formata, è composta dalle stesse persone che per anni hanno mostrato una certa inerzia per affrontare questi problemi non ci riempie di ottimismo. Diverse proposte per l'aggiunta alla formazione della commissione anche di persone che possono proporre concreti cambiamenti ed aiutare alla realizzazione delle riforme, sono cadute nel vuoto.
Con questo intervento pubblico vogliamo contribuire ad una evoluzione, penso indispensabile. La Comunità greca di Trieste è un argomento molto importante non solo per i greci che abitano in questa città di cultura multietnica, ma anche per tutti i triestini. I rapporti della Comunità con la città che la ospita per secoli, sono di enorme importanza e coprono tutti gli spettri della vita sociale: cultura, storia, economia e sviluppo. La Comunità greca deve essere una cellula viva di questa città e non può, nel momento in cui il mondo si proietta verso una dimensione globalizzata, rifiutare le sfide e rimanere inerte, deve creare al suo interno i presupposti per un suo coinvolgimento attivo.
Il nostro appello si rivolge a tutti, alle istituzioni che rappresentano lo Stato greco (Consolato greco di Trieste), la cultura greca (Fondazione Ellenica di cultura sezione Italiana), ai greci di questa città, dobbiamo tutti cooperare e contribuire, ognuno dal suo posto, alla creazione di una realtà moderna, ricca di idee che possa aiutare tutti i greci di questa città, eredi dell' enorme patrimonio che i loro antenati hanno lasciato, di affrontare nel miglior dei modi le sfide del futuro.

Thanassis Papathanassiou